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"Mani parlanti"

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Chi è Sergio Gomba?

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Classe 1944, nato il 14 marzo, da una famiglia contadina.

Il padre Giovanni ha un po’ di terra a Piana Biglini, alle porte di Alba, sulla strada verso Bra. La mamma Maria arriva da Lequio Berria, in Langa.

Sergio è il penultimo di cinque figli, due femmine e tre maschi. In casa tutti devono dare il loro contributo. Anche Sergio, ancora bambino, impara presto a condurre il bue tra i filari e nei campi. Sono anni difficili. Nel dopoguerra la campagna chi può l’abbandona: meglio le fabbriche, le ferie pagate.

Papà Giovanni non molla. Compera a rate un trattore e una motofalciatrice. Lavora anche per gli altri, in conto terzi.

Giuseppe, il fratello maggiore, fa il muratore e mette su una piccola impresa. Nel 1963 Sergio prende la patente e diventa camionista. Lavora nei cantieri con il fratello e nel poco tempo libero aiuta i genitori a mandare avanti la terra.

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«Per me la terra è tutto. E’ vita, è futuro. Appena ho potuto ho comperato  una cascina a Montelupo Albese con vigne e noccioleti» ricorda Sergio.

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Siamo nel 1977. L’anno dopo nasce Stefania, la figlia. Ha poco tempo per godersela. Sergio è passato dai camion ai trattori. Gli piacciono le attrezzature agricole, ma non dimentica  la manualità contadina. Ancora oggi lega i filari con i rami dei salici: poche rapide mosse  imparate da bambino, che non si dimenticano e non vuole dimenticare.        

Annata dopo annata, vendemmia dopo vendemmia. Si guarda attorno. Gli hanno detto che a Barolo c’è una cascina da vendere. É in gran parte diroccata.

I proprietari da Monforte si sono trasferiti in Liguria. Il posto è magico, una vista eccezionale sui vigneti e la corona delle montagne.

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Sergio è uomo dalle decisioni rapide. Compera la cascina nell’estate del 1991 e in autunno affronta la prima vendemmia dell’unico ettaro di vigna che era allora in produzione. L’uva la porta in una cantina a La Morra .

Le prime bottiglie hanno in etichetta il logo della cascina: una casa sulla collina con tre alberi e il disegno dei filari.  Da allora non sono cambiate.

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L’anno dopo mette a dimora altri tre ettari di nebbiolo. Nel 1998 gli ettari sono diventati 11. L’azienda cresce e si fa un nome nel non facile mondo dei “barolisti” che Sergio, per innata ritrosia, frequenta pochissimo.

«Non ho tempo per le pubbliche relazioni, devo lavorare», taglia corto.

Lo affianca in questa avventura e nella crescita dell’azienda una donna speciale: Carla Bosio.

Il destino la porta via a soli 53 anni, ma il suo ricordo è vivissimo a Cascina Boschetti.

Nel 2003 parte il progetto per costruire la nuova cantina e l’area di imbottigliamento. Nel 2005, alla casa si aggiungono anche cinque mini appartamenti con splendida vista sulle vigne. L’azienda, ora che gli ettari sono diventati venti, si apre all’enoturismo. Nel frattempo Sergio Gomba è tornato ad acquistare terre, questa volta nel Roero, un ritorno alle origini.

A Piobesi mette insieme 4 ettari dove pianterà  Nebbiolo, Barbera e Arneis. A Santa Vittoria c’è un’altra vigna da un ettaro con Arneis e Moscato d’Asti  e un’ altra la affitta a Monforte.

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Oggi Sergio Gomba “firma” 200 mila bottiglie l’anno, di cui almeno 90 mila di Barolo. La sua produzione è esportata al 75% all’estero: dagli Usa alla Germania ed è presente anche sul crescente mercato cinese. Sono arrivati i riconoscimenti internazionali e i punteggi sulle guide. 

Alla Cascina Boschetti sembrano non farci troppo caso. Gente concreta che non si monta la testa nel pieno rispetto del motto piemontese:

«Esageruma nen».

Con Sergio lavora un team di famiglia, dalla figlia Stefania ai nipoti Andrea e Giuliana. L’enologo di casa è il giovane Maurizio Delpero che ha conquistato la piena fiducia di Sergio.

Nelle vigne c’è al lavoro tutto l’anno una famiglia di macedoni che hanno trovato alla Cascina Boschetti la loro seconda patria: Zlatko, Vlatko, Blagoj, Zhivojko e Suzana. Hanno imparato  a legare anche con i salici come ha insegnato loro patron Sergio.

La cascina Boschetti è tutto questo.

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Il sogno di un uomo che “parla” con le mani.     

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